La testa apotropaica di Casone Belprato a Campo di Giove
Nel centro storico di Campo di Giove,
questa testa del sec. XVI è scolpita sullo spigolo di un concio inserito nel
contrafforte del casone, all'epoca di proprietà dei baroni Belprato, sito all'ingresso della Porta Grande
(o Porta da Piedi), che era la principale delle quattro porte disposte lungo la
cerchia muraria della Rocca. L'antica credenza popolare affidava alla
simbologia minacciosa della testa apotropaica il potere
di allontanare o
annullare influssi maligni (malocchio, stregoneria, invidia,
malintenzionati). L'usanza dei mascheroni scolpiti in pietra, forse di
importazione greca
(età ellenistica), nel Regno delle Due Sicilie, di cui faceva parte
l'Abruzzo,
oltre ad avere un carattere di protezione, alimentato da forte
superstizione
dei committenti di tali opere, era considerata anche un segno di
benvenuto.
Queste sculture venivano incastrate sui muri delle stalle. Attraverso la
bocca
dell'immagine, un supporto ferroso conteneva un anello metallico mobile
chiamato "campanella", per legarvi le bestie durante la sosta.
Lungo il muro dei magazzini (oggi casa Iacobucci) appartenenti al palazzo Ricciardi (oggi sede municipale, in foto), vi sono cinque mascheroni, il sesto è andato perduto per l'apertura di una finestra, ciascuno a distanza di circa 140 centimetri, contenenti ognuno una "campanella" per legarvi i cavalli degli antichi signori del palazzo. (nota e foto di Giovanni Presutti, giornalista e storico campogiovese)
Lungo il muro dei magazzini (oggi casa Iacobucci) appartenenti al palazzo Ricciardi (oggi sede municipale, in foto), vi sono cinque mascheroni, il sesto è andato perduto per l'apertura di una finestra, ciascuno a distanza di circa 140 centimetri, contenenti ognuno una "campanella" per legarvi i cavalli degli antichi signori del palazzo. (nota e foto di Giovanni Presutti, giornalista e storico campogiovese)
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