KARL DOENITZ E ANGELO PARONA
breve storia di due uomini di mare
di Giovanni Presutti
Considerazioni
La storiografia italiana del
Novecento, relativa agli avvenimenti di guerra, compreso il periodo ante e
postbellico, non riporta, per comprensibili motivi, una infinità di rivoli di
storia minore, apparentemente meno importanti e quindi sottaciuti. I rivoli dispersi, contenendo anche
significativi aneddoti e il modus vivendi
relativi al periodo trattato dalla storiografia, se uniti a questa offrirebbero
una più completa conoscenza della Storia e quindi la possibilità di una
disamina critica più aderente alla realtà degli avvenimenti.
Una parte di quella storia minore, ignorata
dalla storiografia, è presente nella memoria dei rimanenti pochi vecchi che la
tramandano oralmente. Altra parte è contenuta su sgualciti diari, in attesa di
essere divulgati, giacenti senza speranza in cassetti di mobili antichi.
Se i vecchi non raccontano più perché
molti giovani di oggi non vogliono o non sanno ascoltare, il silenzio dei
vegliardi cancella un prezioso patrimonio di storia e di esperienze fatte da
nonni e bisnonni delle recenti generazioni.
KARL DOENITZ, GRAND’AMMIRAGLIO TEDESCO
ANGELO
PARONA, AMMIRAGLIO ITALIANO
Breve
storia di due uomini di mare
Parona entra nella storia della Maddalena
Karl Doenitz, ammiraglio tedesco
(1891-1980). Entrato in marina nel 1910, dopo essere stato comandante di
sommergibili durante la prima guerra mondiale e comandante di incrociatore, nel
1935 fu preposto alla ricostruita flotta subacquea del Reich. Continuò a spingere per la costruzione di altri U-Boot e per il loro sviluppo
tecnologico.
Nella seconda guerra mondiale fu primo e
maggiore responsabile dell’organizzazione offensiva dei sommergibili contro la
flotta mercantile alleata. Combatté con gli U-Boot
La Battaglia dell’Atlantico e
tentò di assediare il Regno Unito bloccando i convogli navali carichi di
rifornimento che giungevano dagli Stati Uniti. Per benemerenze acquisite, il 30
gennaio 1943 fu nominato grand’ammiraglio e comandante supremo della flotta in
sostituzione di Erich Raeder. Le speranze di ripresa dell’offensiva
sottomarina, cui quella nomina sembrava preludere, andarono completamente deluse
nei mesi successivi, grazie ai nuovi sistemi di lotta antisommergibile adottati
dagli Alleati.
Nazista convinto, Doenitz conservò
tuttavia la fiducia di Hitler che, nell’imminenza della catastrofe, lo designò
come suo successore. Dopo che Hitler il 30 Aprile 1945 si suicidò, il 1° maggio
a Flensburg, Doenitz assunse i poteri di Capo dello Stato e del Governo del Reich divenendo l’ultimo condottiero
della Germania nazista. Il 7 maggio successivo, costretto a capitolare, trattò
la resa finale dell’8 maggio e governò fino al suo arresto per ordine degli
Alleati. Fu processato come criminale di guerra e condannato il 1° ottobre 1946
a dieci anni di reclusione.
Da
grand’ammiraglio, Doenitz fece una visita alla base atlantica italiana Betasom, di cui il contrammiraglio
Angelo Parona era comandante. Il destino volle che l’ammiraglio Parona in
qualche modo rimanesse legato alla storia della Maddalena. Una prima volta
quando, sotto il suo comando, l’eroico comandante del sommergibile Calvi, il
maddalenino Primo Longobardo, ebbe l’ordine di compiere la missione che lo vide
immolare con la sua unità la notte del 14 luglio 1942, sotto le stelle dei
Tropici. Una seconda volta quando, dopo aver comandato per 13 mesi le forze
subacquee italiane in Atlantico, col grado di ammiraglio di divisione passò al
comando della 3^ divisione incrociatori rimasta a Messina. In seguito
all’iniziativa offensiva aerea, contro i nostri porti, da parte degli
anglo-americani sbarcati nel Nord Africa, il gruppo “Gorizia” (Gorizia e Trieste, della 3^ Div. Nav.)
si trasferì nelle acque dell’arcipelago della Maddalena con il Gorizia nella baia di Porto Palma
(Caprera) e il Trieste nella rada di
Mezzo Schifo, tra La Maddalena e Palau. In questi specchi d’acqua, il 10 aprile
1943 alle 13,45 i due incrociatori furono colpiti di sorpresa da 32 bombardieri
quadrimotori degli Alleati, che provocarono molti morti e feriti. Il Trieste, colpito da numerose bombe che
lo devastarono affondò alle 16.13, rovesciandosi sul lato dritto. Nel
dopoguerra lo scafo fu recuperato, rimorchiato alla Spezia e demolito. il Gorizia, benché gravemente danneggiato,
poté lasciare La Maddalena per La
Spezia dove finì i suoi giorni. Mentre il Bolzano
scampò alla tragedia perché si trovava alla Spezia per lavori di manutenzione.
Il 2 maggio 1943, l’ammiraglio Parona
indirizzò una commovente lettera a Capo Filippo Impagliazzo, custode di casa
Garibaldi e annesso Museo Garibaldino a Caprera, rammaricandosi per la dolorosa
perdita delle sue belle navi. Lo ringraziò per le molte cortesie da lui
ricevute nel periodo della permanenza alla Maddalena, non mancò di accennare
alla sua simpatica compagnia ed alle
belle passeggiate venatorie fatte a Caprera.
Commenti
Posta un commento