Islam la Quinta Guerra Mondiale


Non so proprio se esista un Islam moderato. Francamente non ci credo più. O forse non ci ho mai creduto.

Non ho letto il Corano, ma so dalla storia che i Musulmani “evangelizzano” i popoli attraverso la Guerra Santa, la Jihad, che ammette la possibilità di agire come kamikaze, per diventare martiri ed essere premiati nell’aldilà.

I fedeli islamici, ritengono, difatti, che chi sia pronto a farsi saltare in aria per difendere la propria religione dagli attacchi provenienti da altre fedi, meriti il paradiso, dove incontrerà settantadue vergini, tutte per lui.

Ogni religione, quando diventa fanatismo, è estremamente pericolosa per se stessi e per tutti gli altri, perché ammette la cosiddetta guerra giusta, quella considerata a fin di bene, che è una follìa.

Così, anche il fanatismo islamico è una follìa, e dal momento che questa credenza, nella Jihad, è parte integrante della religione musulmana, mi chiedo come sia possibile immaginare un Islam moderato.

La sola cosa certa è che per Dio non si può uccidere.

Come diceva Gandhi, se davvero un Dio c’è, è uno solo, anche se tutte le religioni esistenti al mondo lo adorano e lo pregano in modo diverso. Ma attorno a quel Dio, tutti i fedeli dovrebbero ritrovarsi in pace e amore, giammai per farsi la guerra.

Eppure la storia è ricca di avvenimenti che hanno ampiamente dimostrato quanto sia pericoloso l’uso ideologico della fede, e quante guerre di religione si siano scatenate nei secoli, per la sua strumentalizzazione agli interessi di un solo popolo, e alla sua sete di dominio. Basta ricordare le vicende dell’Olocausto e della Shoah, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Non è forse ancora bastato tutto quell’odio fomentato dagli antisemiti? Il mondo non ha ancora imparato dai suoi propri errori?

Oggi il pericolo di un nuovo conflitto mondiale è quanto mai esteso. Bisogna sperare nella saggezza di chi ci governa. Nelle capacità diplomatiche di coloro i quali si trovano, adesso, al timone dei governi dei paesi più ricchi ed industrializzati dell’Occidente. Sappiamo tutti che, dopo le stragi di Parigi, gli obiettivi indicati dai terroristi sono Roma, in occasione del Giubileo, Londra, New York, ma nemmeno la Germania può più dirsi al sicuro. Paradossalmente, sono sicuri, invece, quei territori a profonda infiltrazione mafiosa perché, pare, che anche l’Isis abbia paura di quel tipo di criminalità organizzata. Come a dire che di una morte si deve morire….

Davanti a tanta efferata violenza, sui civili, davvero non si sa cosa sia meglio sperare. Certo mi sembrano davvero ingenue le proposte pacifiste di Gino Strada e di Tiziano Terzani, che circolano in rete, al momento. Sarebbe come andare con un ramoscello d’ulivo incontro a chi ci entra in casa col kalashnikov. Cosa ci potremmo aspettare dai terroristi? Che si sciogliessero in lacrime, commossi dalla nostra tanto benevola accoglienza?

Ad attacchi così cruenti e sanguinosi non si può rispondere con la retorica della non-violenza o della pace. Io mi metto a dialogare con chi ne ha voglia. Sto in silenzio di fronte a chi non mi vuole parlare. Ma se vengo attaccata con la violenza reagisco duramente per reprimere l’ingiustizia di un colpo sferrato vilmente alle spalle, in tempo di pace. Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, dicono le leggi della fisica…

Certamente, la situazione è divenuta esplosiva, nel senso più pericoloso e letale del termine. Il Papa, sconvolto, ha gridato all’allarme della Terza Guerra Mondiale. Ma non è proprio così. Perché, secondo le recenti teorie storiografiche, la terza e la quarta guerra mondiale sarebbero state già combattute.

Diego Fusaro, che propende per quest’ultima interpretazione storica, scrive che la Terza Guerra Mondiale corrisponde alla Guerra Fredda, inziata tra USA e URSS all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, quando il mondo si divise in due blocchi, che rappresentavano due orientamenti politici, e due modelli economici, del tutto differenti tra loro, ed in contrasto l’uno con l’altro. Il modello democratico-capitalistico, e quello comunista-collettivistico.

Dopo il 1989, la fine del comunismo, ed il crollo del Muro di Berlino, si è avviato un processo di distensione tra le due superpotenze, che ha poi portato ad una diffusione quasi globale del capitalismo nel mondo.

Ma anche il modello capitalistico, delle banche e dei monopoli, da qualche anno è entrato in crisi. Sarebbe questa la Quarta Guerra Mondiale, quella combattuta attraverso i capitali, le banche, e i grandi monopoli internazionali. Comprendiamo come oggi il timone del mondo sia tenuto da poche potentissime famiglie, quattro o cinque, in tutto, sul pianeta. Tutti gli altri popoli, e le nazioni meno economicamente potenti, non possono che sottomettersi alla volontà di chi comanda. E a comandare, aveva proprio ragione Marx, è sempre chi ha di più, chi può imporre il suo potere economico sugli altri, fino a farlo diventare anche potere politico. Inteso, negli ultimi tempi, soprattutto nel senso di sopraffazione e dominio, in nome della tanto abusata parola “democrazia”.

Ed eccoci giunti ad oggi. I paesi capitalistici, l’America in primis, vendono le armi ai paesi più poveri dell’Est Europa, e ai Paesi Arabi, che non possono più vantare la ricchezza delle fonti petrolifere, ormai in esaurimento. Quali sono le conseguenze? Che un popolo fanatico, quando sia anche armato, diventa pericolosissimo per l’incolumità della popolazione mondiale.

E i terroristi alimentano, da sempre, dai tempi di Hitler, da quelli delle brigate Rosse, e delle stragi fasciste, una forma di follìa criminale collettiva, fondata su un sentimento di onnipotenza, che si scatena con azioni violente, orientate a soggiogare il più debole ed indifeso, individuato di volta in volta come nemico, attraverso vere e proprie rappresaglie intimidatorie che ne connotano l’abuso ed il sopruso.

L’Isis sta scatenando una vera e propria guerra di religione. Con l’intento di espandersi e di conquistare il mondo.

Le minacce non provengono da un’altra galassia, ma sono qui presenti, sul nostro stesso pianeta.

O si reagisce duramente, al tentativo di porre fine alla democrazia occidentale, difendendo la nostra cultura, e il nostro patrimonio storico; o saremo, in breve tempo, tutti vittime dell’oscurantismo medioevale che questi signori della guerra vorrebbero incarnare.

Aveva ragione Oriana Fallaci…nel nostro silenzio colpevole, nella nostra ottusa difesa di una non-violenza praticata a sproposito, con chi non sa capirla e comprenderla, nei suoi aspetti più civili e democratici, sta l’inizio della fine dell’Occidente, di quel tramonto della civiltà che Spengler già aveva previsto, molto tempo fa.

Io non voglio arrendermi alla barbarie. Io sento doverosa, in me, l’urgenza di combatterla dal profondo, col dialogo, se possibile, ma anche con la forza, con “la rabbia e l’orgoglio”, laddove fosse necessario.

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